Cos’è, come funziona e come si versa la ritenuta d’acconto
La ritenuta d’acconto è uno degli aspetti più rilevanti nel sistema fiscale italiano, in particolare per chi svolge attività come libero professionista o collaboratore occasionale. Si tratta di un meccanismo fiscale attraverso il quale una parte del compenso dovuto a un lavoratore viene trattenuta dal committente e versata direttamente allo Stato come anticipo sulle imposte. In questo articolo, esploreremo cosa sia la ritenuta d’acconto, a chi si applica, come si calcola e quando si versa.

COS’È LA RITENUTA D’ACCONTO?
La ritenuta d’acconto è una trattenuta fiscale che viene applicata su compensi erogati da un soggetto a favore di un altro soggetto (libero professionista o prestatore occasionale).
Questo sistema consente di anticipare una parte delle imposte dovute dal percettore del compenso, contribuendo all’importo che dovrà essere pagato in sede di dichiarazione dei redditi.
La ritenuta d’acconto è applicata principalmente su:
- Compensi per lavoro autonomo (come prestazioni professionali o artistiche).
- Lavoro occasionale, ovvero quando un’attività lavorativa è svolta in modo sporadico e non continuativo.
- Dividendi e interessi pagati su strumenti finanziari.
La caratteristica principale della ritenuta d’acconto è che rappresenta un’anticipazione delle tasse che il lavoratore dovrà pagare sull’intero reddito percepito nell’anno fiscale.
CHI DEVE APPLICARE LA RITENUTA D’ACCONTO?
La ritenuta d’acconto riguarda principalmente i lavoratori autonomi e i prestatori occasionali. Tuttavia, non sono loro a dover gestire l’aspetto operativo della ritenuta: il soggetto obbligato ad applicarla è il committente che versa il compenso al lavoratore.
Il committente trattiene una percentuale del compenso e la versa direttamente allo Stato.
QUANDO SI USA LA RITENUTA D’ACCONTO?
La ritenuta d’acconto è utilizzata principalmente in due contesti:
- Lavoro autonomo: la ritenuta d’acconto si applica quando un lavoratore autonomo, che non ha dipendenti o una struttura organizzativa, fornisce una prestazione occasionale. Ad esempio, se un libero professionista effettua una consulenza per un’azienda, questa tratterrà il 20% del compenso lordo come ritenuta d’acconto.
- Prestazioni occasionali: la ritenuta d’acconto viene applicata anche per collaborazioni saltuarie, ovvero quando il lavoratore presta una collaborazione non regolare e non ha partita IVA. In questo caso, il compenso viene considerato come reddito diverso, soggetto a una ritenuta del 20%.

LIMITI PER USARE LA RITENUTA D’ACCONTO
Esistono dei limiti specifici entro i quali è possibile utilizzare la ritenuta d’acconto.
Possiamo dire che, generalmente (ma sempre in relazione alla prestazione occasionale), il compenso annuale per prestazioni di lavoro autonomo occasionale, senza partita IVA, non deve superare i 5.000 euro annui. Al di sopra di questa soglia, il lavoratore è tenuto a iscriversi alla Gestione Separata INPS e a versare i relativi contributi previdenziali, rendendo la prestazione non più qualificabile come “occasionale” e imponendo al lavoratore l’apertura di una partita IVA, con un regime fiscale ad hoc.
COME SI CALCOLA LA RITENUTA D’ACCONTO?
Vediamo un esempio generico di calcolo della ritenuta d’acconto (ma anche in questo caso ci sono delle variazioni da considerare a seconda della prestazione). Essa è pari al 20% del compenso lordo dovuto al lavoratore autonomo o occasionale.
Esempio:
immaginiamo un libero professionista che fattura 1.000 euro per una prestazione professionale. Il committente dovrà trattenere il 20% di 1.000 euro come ritenuta d’acconto. Quindi:
- Compenso lordo: 1.000 euro
- Ritenuta d’acconto (20%): 200 euro
- Compenso netto: 800 euro In questo caso, il lavoratore riceverà un compenso netto di 800 euro, mentre il committente verserà i 200 euro trattenuti direttamente allo Stato.

QUANDO SI VERSA LA RITENUTA D’ACCONTO?
Il versamento della ritenuta d’acconto è a carico del committente, che deve rispettare delle precise scadenze fiscali. In particolare, il versamento della ritenuta deve essere effettuato entro il giorno 16 del mese successivo a quello in cui è stata pagata la fattura o ricevuta.
Per il versamento, il committente utilizza il modello F24 indicando i codici tributo specifici per la tipologia di compenso.
Oltre al versamento della ritenuta, il committente ha l’obbligo di rilasciare, entro il 28 febbraio dell’anno successivo al lavoratore, una certificazione unica (CU) che attesta l’importo delle ritenute versate.
LA RITENUTA D’ACCONTO E LA DICHIARAZIONE DEI REDDITI
È importante ricordare che la ritenuta d’acconto rappresenta solo un’anticipazione delle imposte dovute. Al momento della dichiarazione dei redditi, il lavoratore autonomo o il prestatore occasionale dovrà dichiarare tutti i compensi percepiti durante l’anno, comprese le somme su cui è stata applicata la ritenuta d’acconto.
In sede di dichiarazione, l’importo già versato sotto forma di ritenuta verrà scalato dall’ammontare totale delle imposte dovute. Se la somma delle ritenute d’acconto supera l’imposta totale, il contribuente potrà ottenere un credito d’imposta o un rimborso.
La ritenuta d’acconto è un meccanismo fiscale fondamentale, poiché permette allo Stato di riscuotere anticipatamente una parte delle imposte dovute dai lavoratori autonomi e occasionali. Conoscere il funzionamento della ritenuta d’acconto è essenziale sia per i lavoratori che per i committenti, in quanto comporta obblighi specifici legati al versamento e alla certificazione dei compensi.
Per chi fornisce prestazioni occasionali, è importante tenere traccia delle ritenute applicate e assicurarsi che il committente rispetti le scadenze previste dalla legge. Affidati alla tua assistente virtuale contabile o ad un commercialista per una gestione fiscale corretta e trasparente, evitando sanzioni e sorprese in sede di dichiarazione dei redditi.